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Rudy Rotta: Non sopporto le Tribute Band

Rudy Rotta: non sopporto le tribute band

Ed eccoci alla nuova parte dell’intervista che ho realizzato a Rudy Rotta, questa è l’ultima parte dove troverai altre controverse dichiarazioni del bluesman italiano.

Se non hai visto le precedenti parti dell’intervista ecco i link: parte 1 (cosa imparare dai grandi chitarristi blues), parte 2 (consiglio per diventare un chitarrista professionista).

Oggi parliamo delle tribute band, ovvero quelle band musicali che cercano di assomigliare il più possibile ad un gruppo o un artista in particolare. Come al solito Rudy ha detto la sua senza risparmiarsi ed ecco cosa ne è venuto fuori.

Rudy qui parlerà anche del suo ultimo progetto che io ho già ascoltato e devo dire che l’ho trovato un ottimo album da ascoltare e godersi dall’inizio alla fine musicalmente parlando.

Non sopporto le tribute band


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12 commenti

  1. beppe

    DEVE SUONARE SOLO LUI
    NON TUTTI DIVENTIAMO GILMOR HENDRIX ECC
    ANCHE SE NON CREIAMO NIENTE DI NUOVO
    E CI PIACE SUONARE COME I NOSTRI IDOLI NON OFFENDIAMO
    NESSUNO E SE A QUELLI CHE CI SENTONO NON PIACCIAMO
    PIACENZA COME DICE MANERA

  2. Albino

    Ha ragione sulle tribute band: copiare non serve a nulla!!!

  3. Fabio

    Ho capito il punto ma mi pare detto molto male ed in maniera maleducata.
    A prescindere che ognuno, se fa bene, fa quello che vuole e non per questo deve essere tacciato di essere ignorante, che sia musicista o ascoltatore.
    Tutti i chitarristi in fondo sono stati dei “tribute” visto che tutti più o meno abbiamo scimmiottato i nostri idoli, poi certo, qualcuno è riuscito a progredire verso un percorso di composizione; altri – come me per esempio-continuano a scimmiottare i propri idoli però magari lo fanno bene.
    Un ultimo punto a favore delle tribute band: è vero che sono “monotematiche” ma se il lavoro è fatto bene, significa che sotto c’è stato uno studio pazzesco della musica, degli strumenti, degli effetti, oltre che un notevole impegno economico.

  4. GABRIELE

    Buonasera, sono ignorante, nel senso che non conosco “Rudy Rotta”,ma, ascolterò se possibile il suo lavoro.
    Sono d’accordo su alcuni passaggi dell’intervista , ma non su tutto.
    Sicuramente Le band dovrebbero portare sul palco i propri lavori e meno cover, questo in Inghilterra avviene ed è così che nascono e avranno riscontro i nuovi musicisti piuttosto che fare un tributo ,che, tanto va di moda ultimamente.
    Aggiungo però, che dovrebbe cambiare anche il pubblico che ascolta e che sono il pane delle giovani e anche vecchie Band.
    Se non ci fossero le Tribute Band però i giovani ascoltatori di 14/15 anni non conoscerebbero nemmeno i Pink Floyd piuttosto che gli U2 ecc., a parte qualche giovane appassionato.
    E non mi sento stupido se ascolto unaTibute Band dei Pink Floyd, ho visto gli originali, ma siccome adoro la musica dei Pink, se qualche Band esegue in modo egregio i loro pezzi li ascolto volentieri.
    Magari ci fosse una Tribute Band di Gary Moore che non tutti conoscono, lo apprezzerebbero dal momento che non è più in vita, e non è più possibile ascoltare una sua performance.
    Infine un arrangiamento di pezzi di Beatles e Rolling Stones non mi sembra niente di nuovo.

  5. Umberto

    Se ci pensi anche le orchestre di musica classica sono cover band (Mozart, Beethoven, Liszt ecc…)

  6. livio

    Purtroppo per molti (troppi?) suonare nelle tribute band diventa una necessità di sopravvivenza in quanto pochi riconoscono ed apprezzano (anche economicamente, of course) i veri artisti che hanno un loro stile personale e sono capaci di creare pezzi inediti. Ma gestori di locali e grande pubblico non apprezzano e la mancanza di una cultura musicale da coltivare fin dalla scuola si fa sentire, eccome!!

  7. vito

    Certo copiare lui sarebbe veramente ridicolo

  8. enrico

    Premesso che non amo le “tribute band” penso sia una questione di necessità.
    La maggior parte dei musicisti altrimenti suonerebbe nel garage di casa propria.
    Specie in italia

  9. andrea

    Grazie David Carelse per avermi fatto conoscere questo stupendo personaggio… no non l’ho mai sentito suonare ma da come parla per me è già un grande… forse, parlando di umilità, dovrebbe moderare i termini quando parla del pubblico delle cover band.. però su tutto il resto ha ragione. Anzi finalmente uno che ha i “controcoglioni”, passatemi il termine, di dire le cose come stanno…
    Poi i punti di vista sono diversi, dicono che il mondo è blello perchè è vario, però vorrei citarvi (quasi a memoria e chiedo venia sto parlando del 1987) una vecchia pubblicità della Fender Stratocaster che, sulla rivista Chitarre, alla fine degli anni ’80 si presentava così:
    immaginate l’intera pagina Eric Clapton aveva una flashante felpa giallo limone, pantaloni kaki e mocassini marroni e appoggiato su uno sgabello imbracciava una Fender Stratocaster bianca con tastiera in acero se ben ricordo…
    Ma veniamo al dunque lo slogan era su per giù questo:
    “Fender Stratocarster ed Eric Clapton sono l’accoppiata più imitata al mondo, ma “nell’imitazione non c’è genio c’è solo la conferma di qualcosa che c’è già”
    Forse è questo il concetto che il signor Rudy Rotta ha voluto fare passare.. e secondo il mio modesto punto di vista ha pienamente ragione… poi c’è modo e modo di dire le cose lui è stato molto diretto ed anche se in passato sono stato “pubblico” di qualche tribute band le sue affermazioni non mi hanno per niente offeso anzi, ripeto è un grande almeno lui ha esternato senza fronzoli il suo pensiero.

  10. Frank

    Rudy Rotta… (?) è arrivato a quell’età e suona in pub proprio come le giovani piccole band di cui sparla! Qual’è la differenza? Sicuramente i ragazzi, anche poco esperti, hanno più verve per trasmettere le loro brevi esperienze e sicuramente nesssuna arroganza per spacciarsi a vecchio guru di..(?)
    Ascoltare gli assoli di Rotta.. semplici e basiche scale eseguite in modo approssimativo e poco chiaro pur se nella loro patetica lentezza, è a dir poco noioso e controproducente all’approccio di un futuro potenziale chitarrista.
    Perchè “suonarechitarra” ha scelto Rotta per proporre interviste sconclusionate e deprimenti? Non fateci passare la voglia di avvicinarsi ad un magico strumento!

  11. beppe

    una volta David posto’ un articolo che parlava del rispetto di qualsiasi musicista
    cioe piuttosto che cercare i difetti cercare quello che di buono sapevano
    fare e vi assicuro che ne ho’ davvero tratto spunti interessanti
    perche’ i suonatore mediocri qualcosina sanno sempre fare e solitamente
    sono cose semplici a cui tu non hai mai pesato piu di tanto ma che alla fine
    riempiono qualcosa
    per cui ditemi perche anche quelli che non sono fenomeni e copiano
    qualche mostro sacro non possano uscire dalla loro cantina
    sinceramente non conosco il sig. Rotta ma non mi piace la sua arroganza
    senza offesa

  12. Marco

    Sinceramente mi ci sono trovato per caso,cmq apprezzo il fatto che qualcuno dica la verita’ su cio’ che non sa!Ci sono posti in America e in Inghilterra dove suonano le cover band,le tribute band e chi fa musica originale e tutto questo tranbusto non c’e’…vai a vedere quello che ti piace e basta…punto…la musica e’ un arte soggettiva,nessuno ti tira dentro ad un locale per ascoltare questo o quello sta a te scegliere!Con l’occasione ho dato un occhiata al sito e alle varie lezioni,quindi se questo e’ il livello si puo ben capire come devono essere prese in considerazione certe interviste!!!Qui in Italia dopo soli pochi anni di studio e specie con un diploma fasullo come quello che rilasciano le scuole qui siamo tutti ” Maestri”!! Un consiglio a chi vuole imparare a suonare…lasciate stare le scuole italiane ed i pseudo maestri ,girate il mondo e imparate da chi la musica la fa con tanta umilta’…parola sconosciuta nel nostro paese!!!

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