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Johnny Winter

CHI E’ JOHNNY WINTER

Johnny Winter era uno dei più grandi chitarristi blues mai esistiti, nato in Texas il 23 Febbraio del 1944, Johnny e suo fratello Edgar nato 2 anni dopo sono entrambi stati indirizzati verso la carriera musicale ed entrambi soffrono di albinismo. E’ stato uno dei primi virtuosi di chitarra blues della storia , Michael Bloomfield l’ha definito nello show del 1968 al Manhattan’s Fillmore East, “This is the baddest motherfucker.” cioè il “questo è il piu’ cazzuto figlio di …….” ed era vero, ma era anche il tipico esempio di cosa molta dedizione e bravura mischiata con un pizzico di fortuna, nel mondo della musica, possono aprire tutte le porte possibili.

I fratelli Winter, a causa della malattia genetica che si trovavano ad affrontare furono derisi molto a scuola a causa della pelle troppo bianca, a causa anche di questo, i fratelli si trovavano spesso nel mezzo di risse e pestaggi a scuola. Secondo Johnny questi episodi della sua infanzia hanno contribuito a far crescere la sua passione per il blues, essendo anch’esso in una situazione dove il blues era lo stato d’animo di alcuni giorni della sua infanzia, che non aspettava che un metodo per essere espresso e condiviso, in questo caso attraverso le velocissime e precise mani di un bluesman nato.

UN PO’ DI STORIA

La sua carriera inizia a 15 anni quando Johnny and the Jammers pubblicano “School Day Blues“, nello stesso periodo era solito sedere ed ascoltare BB King, Muddy Waters e Bobby Bland che suonavano nell’area di Beaomunt, acquisendo dai maestri del blues quei pezzi fondamentali del puzzle che lo porteranno, una volta completato, a diventare una leggenda anch’esso nel blues.

La svolta della sua carriera avviene a New York nel Dicembre del 1968, quando Mike Bloomfield lo invitò a canatare e suonare durante un concerto di Bloomfield and Al Kooper. Jhonny salì sul palco e suonò “It’s My Own Fault” di BB King, acclamato dalla folla, tra quella folla si trovavano dei rappresentanti della Columbia Records, che dopo pochi giorni gli fecero firmare uno dei più grandi contratti musicali dell’epoca da ben 600.000 Dollari.

Il primo album intitolato “Johnny Winter” viene pubblicato nel 1969, nella band come sassofonista e tastierista troviamo il fratello Edgar, l’album contiene alcune delle canzoni che diventeranno in seguito il marchio di fabbrica del “più bianco chitarrista blues”, come Dallas, Sonny Boy di John Lee, e Be Careful With A Fool di BB King.

Nello stesso periodo suonarono in molti avvenimenti live, tra cui il primo per eccellenza, Woodstock. Successivamente incise “Second Winter” con suo fratello ormai componente fisso della band, includendo canzoni come Jhonny B. Goode di Chuck Berry e Higway 61 Revisited di Bob Dylan.

Quando nel 1970 creò il gruppo “Johnny Winter And”, si proprio così, doveva chiamarsi, “Johnny Winter And The Mc Coys” ma poi fu accorciato in quello che conosciamo ad oggi, Johnny scivolò lentamente verso la dipendenza da eroina, fortunatamente successivamente si fece aiutare e uscì dalla dipendenza, parlandone apertamente e candidamente e ritornando in pista già nel 1973, da qui in poi collabora con molte etichette tra cui Virgin, orientandosi maggiormente su materiale blues, facendo molti concerti e eventi live.

Si sposa e vive con sua moglia Susan Warford, il suo ultimo album è stato rilasciato nel 2 Settembre 2014 e conta collaborazioni di musicisti Joe Bonamassa, Eric Clapton, Billy Gibbons, Leslie West, Brian Setzer, Dr. John, Ben Harper e Joe Perry.

Nel 16 Luglio 2014, muore stroncato da un’ enfisema, 2 giorni dopo la sua ultima esibizione dal vivo a 70 anni.

LA FLUIDITA’ E VELOCITA’ NEL BLUES

Jhonny con il suo stile ha creato un tipo di blues che prima non esisteva nemmeno, portandolo di più verso il rock, aggiungendo fluidità e velocità, accompagnando il tutto con una voce graffiata e urlante, sintetizzando un cocktail che le orecchie del pubblico dell’epoca non avevano mai sentito.

Più veloce del suo contemporaneo Eric Clapton, il suo blues, quello di Johnny era una musica già sentita ma con degli ottani in più, una benzina che veniva direttamente dal Texas, invecchiata e migliorata con l’influenza di diversi tipi di blues, più esplosiva e più carica di chiunque altro e questo l’ha fatto diventare uno dei più grandi chitarristi di tutti i tempi.

Era come se sfidasse il pubblico con il suo modo di cantare così vigoroso accompagnato da una chitarra che era più rock e acuta del normale blues a cui tutti erano già avezzi.

Così era da fuori, ma da dentro sappiamo grazie ad interviste fatte da alcuni giornalisti, che Johnny soffriva di attacchi di ansia e di panico, insicuro e impaurito dentro, forte e esplosivo fuori, probabilmente proprio per questa sofferenza interna, forse data anche dalla sua patologia, è riuscito ad abbattere le barriere del blues e crearne uno suo, un suo stile che si può riassumere con un commento rilasciato dal Rolling Stone in un suo articolo “gutsiest, fluid guitar you ever heard”, “la più determinata, fluida chitarra che abbiate mai sentito”.

Ecco un concerto di Johhny Winter:

CHITARRE

– Erlewine Lazer (black)
– 1964 Gibson Firebird
– Gibson Custom Shop Johnny Winter 1963 Firebird V
– Gibson Les Paul Custom
– Gibson SG
– Gibson ES-125
– Epiphone Wilshire
– Fender XII
– Epiphone Crestwood
– Fender Mustang
– National Steel Duolian
– ESP Mirage

AMPLIFICATORI

– Music Man HD-130 amplifiers
– Fender Twin Reverb amps

EFFETTI

– MXR Phase 90
– Boss CE2 chorus

CORDE E ALTRO

– DR Pure Blues electric guitar strings
– Dean Markley Johnny Winter strings (9’s)
– D’Addario strings (XL 10’s)
– Come slider Johnny ha usato un pezzo di tubo dall’inizio alla fine della sua carriera senza mai cambiarlo

IL NUOVO BLUES

In conclusione possiamo dire che a differenza di altri chitarristi che basano la loro innovazione e il loro essere unici, su un tipo di suono diverso, possiamo dire che Johnny basava la sua unicità semplicemente su qualcosa di tecnicamente nuovo, che di conseguenza suonava diversamente, ma non a causa di strani effetti o particolari tipi di chitarra, unicamente grazie al suo modo veloce e più rockeggiante di approcciare il blues e di cantarlo, portandolo su un nuovo livello, creando uno spazio vuoto intorno a lui grazie al suo carisma e alla sua potenza di chitarrista rock blues.


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